La merla di Persefone

La colpa fu di Persefone o Proserpina, che era troppo bella.
Di essa si invaghì Ade, o Plutone, il dio dei morti, e la rapì, portandola con sé appunto nell’Ade, o regno degli inferi.
Demetra (o Cerere), la dea del raccolto, afflitta dalla tristezza di aver perduto la figlia portò, per rabbia o disperazione o forse vendetta, autunno e inverno, che provocava all’epoca anche pesanti carestie.
Ade ben consapevole della infelicità di Persefone, costretta a vivere nel lugubre regno del dolore e della morte, la costrinse a mangiare dei chicchi di melograno.
Per una eterna legge del destino era stabilito che quella sposa che avesse mangiato, nella casa del marito, alcuni chicchi di questo frutto non avrebbe più abbandonato il suo talamo e, pur se si fosse riuscita ad allontanare, presto vi avrebbe fatto ritorno.
E infatti Persefone riuscì a sfuggire alla sorveglianza di Ade, per tornare da Demetra, ma potette restare con la madre solo per poco tempo perché attratta dall’incantesimo del melograno che la costringeva a tornare nell’Ade.
Zeus (o Giove) che era un saggio onde chetare la disputa stabilì che Persefone avrebbe vissuto mezzo anno con la madre e mezzo anno con Ade.
E fu così che Demetra, quando trascorrevano i mesi in cui mancava della figlia, condannava la terra al freddo e al gelo e quando sopraggiungeva Persefone donava agli uomini il caldo della primavera e dell’estate.
Quando arrivava l’epoca in cui Persefone stava per raggiungere la madre si faceva precedere, con un ampio anticipo, da una merla che preannunciava il suo arrivo.
All’epoca gli uccelli erano visti dagli antichi come messaggeri degli dei.
Il sopraggiungere del nero volatile avrebbe avvisato Demetra di cessare i rigori dell’inverno e pian piano di stiepidire l’aria per i fasti della primavera.
A questa leggenda se ne accoppia un’altra che vuole che se nei giorni della merla la temperatura sarà mite allora l’inverno durerà a lungo, se invece saranno giornate fredde l’arrivo di Persefone sarà vicino e con essa i tepori della primavera.
Ecco perché i freddi degli ultimi giorni di gennaio, che sono considerati anche gli ultimi, si chiamano i giorni della merla.

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