Il pendolo di Facault

Il Pendolo di Faucault, così chiamato in onore del fisico francese Jean Bernard Léon Foucault, è un marchingegno concepito per dimostrare la rotazione della Terra attraverso l’effetto della forza di Coriolis.

Il primo esemplare fu presentato proprio da Facault al pubblico oggi, ma nel 1851, ed era costituito da una sfera di 30 kg sospesa alla cupola del Pantheon.

Ad ogni latitudine della Terra, tranne che lungo la linea dell’equatore, si osserva che il piano di oscillazione del pendolo ruota lentamente.

Al Polo Nord e al Polo Sud la rotazione avviene in un giorno siderale.in accordo con la legge del moto di Newton.
La rotazione avviene in senso orario nell’emisfero boreale e in senso antiorario nell’emisfero australe. Il concetto può essere difficile da comprendere a fondo, ma ha portato Foucault a ideare nel 1852 il giroscopio.

L’asse del rotore del giroscopio segue sempre le stelle fisse; il suo asse di rotazione appare ruotare sempre una volta al giorno a qualunque latitudine.

Ma questo apparecchio di sperimentazione fisica, il cui nome è stato usato anche per dibattere sull’inauspicata natura molliccia del simbolo distintivo della mascolinità è anche il titolo del più bel romanzo di Umberto Eco.

È il suo secondo romanzo ed è ambientato nei primi anni della vita dello scrittore di Alessandria, arrivando ai primi anni ottanta.

Il pendolo di Foucault è suddiviso in dieci segmenti che rappresentano le dieci Sephirot.

Il romanzo è ricco di citazioni esoteriche alla Cabala, all’alchimia e alla teoria del complotto.

Casaubon, l’io narrante, è dapprima studente e poi giovane professionista dell’editoria a Milano.

Attraverso una serie di eventi, trova nel mito dei Cavalieri templari la sua vera ragion d’essere culturale e professionale. Da tale mito tuttavia si diramano una serie di filoni che corrispondono alla parte più occulta o a quella più reietta della cosiddetta civiltà occidentale.

Eco evita questa insidia senza soffermarsi sul mistero storico che ha circondato i Cavalieri templari. Non ne fa un lavoro escatologico, concentrandosi piuttosto nel grande lavoro descrittivo attraverso la narrazione di Casaubon e Belbo.

Il libro è molto di più di una fiction erudita per palati fini. E un’opera iniziatica capace di mettere insieme templari, cabala, illuminati, legionari filonazisti, aristocratici e massoni, senza mai essere ridicola o grottesca.

Richiami filosofici, storici, biblici, classici, rinascimentali, esoterici o contemporaneissimi e molto tecnici, sono continui e talmente sottili da lasciare disorientati e sconcertati.

Il fitto ricamo di saperi, tanto specialistici e arcani quanto fascinatori e seduttivi lascia il lettore, al compimento dell’ultima pagina, con la sensazione di saperne molto di più su una parte del sapere che nessuna scuola ha mai raccontato.

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